La dichiarazione dell’OMS…..da Immunologia oggi dr. Alberto Beretta


COVID19 :  ASINTOMATICI E PRESINTOMATICI, COSA FARE ?   da Immunologia oggi dr Alberto Beretta
Da quando è iniziata la rapida diffusione nel mondo dell’epidemia di COVID-19 è stato subito chiaro che il virus può passare da un individuo all’altro senza lasciare tracce evidenti della sua presenza. Solo una percentuale dei soggetti contagiati è poi suscettibile di sviluppare la malattia.
Molte persone si tengono il virus anche per molti giorni, non si ammalano, non hanno sintomi, e dopo un periodo ancora non ben definito, si sbarazzano del virus.
Li chiamiamo: asintomatici.
Ci sono poi quelli che si infettano e, in una fase iniziale, non hanno sintomi, salvo poi ammalarsi in modo più o meno grave. Li chiamiamo: pre-sintomatici.
La domanda è: gli asintomatici e i pre-sintomatici possono trasmettere il virus? La risposta è: molto probabilmente.
La diffusione così rapida dell’epidemia non si spiegherebbe altrimenti. Se tutti i portatori del virus fossero in qualche modo sintomatici sarebbe molto facile circoscrivere i focolai epidemici identificandoli e sottoponendoli al tampone.
E qui nasce la seconda grande domanda: quante persone possono infettarsi senza sviluppare sintomi?
Andiamo a vedere i dati pubblicati una settimana fa.
L’articolo prende in considerazione 16 ricerche pubblicate su diverse popolazioni o focolai di infezione. Dei 16 studi presi in considerazione, 5 hanno seguito le persone nel tempo per verificare i tempi di comparsa dei sintomi. Di questi 5 studi, uno è quello fatto sulla popolazione di Vò Euganeo dove sono stati sottoposti al tampone 2.812 residenti in un primo periodo di osservazione e 2.343 in un secondo.
I risultati hanno dato una percentuale di soggetti positivi al tampone del 2% (102 soggetti). Di questi il 41% erano asintomatici nel primo periodo di osservazione e 45% nel secondo periodo. Fra i due periodi di osservazione sono passate due settimane durante le quali nessuno dei soggetti positivi al tampone ha sviluppato sintomi. Non solo, grazie al contact-tracing è stato possibile determinare che molti dei nuovi casi di soggetti, risultati positivi nel secondo periodo di osservazione, erano stati contagiati da soggetti asintomatici.
Un altro studio citato è stato fatto in Islanda su 13.000 persone scelte a caso. Di queste, 100 (lo 0,8%) sono risultate positive al tampone e di queste 100 persone 43 (il 43%) erano asintomatiche.
Un terzo importante studio citato è quello fatto sui passeggeri della famosa nave da crociera Diamond Princess: 3.711 passeggeri di cui 712 (il 19%) è risultato positivo al tampone. Di questi 331 (il 46%) erano asintomatici.
Inoltrandoci nell’analisi dei dati arriviamo ad un altro caso “estremo”, quello della portaerei francese Charles De Gaulle dove, dei 1760 membri dell’equipaggio, ben 1.046 (il 59,4%) sono risultati positivi al tampone. E, anche qui, il 47,8% era asintomatico. Se rimaniamo su situazioni simili troviamo quello della portaerei Theodor Roosevelt dove il 17% sono risultati positivi al tampone e di questi il 60% erano asintomatici. Un altro dato importante: quasi tutti gli asintomatici sono rimasti positivi al tampone per lunghi periodi.
Ma torniamo alla Diamond Princess. Una parte dei passeggeri sono stati sottoposti a controlli medici accurati e la vera sorpresa è stata che, ben il 54% degli asintomatici aveva segni radiologici di opacità polmonari. Torniamo su questo punto fra poco perché ci deve fare riflettere molto.
Andiamo ora al caso più estremo analizzato nell’articolo. Uno studio su 4.653 ospiti delle carceri americane (Virginia, Arkansas, Ohio e altri stati). Il dato ottenuto è a dir poco sorprendente: 3.277 risultano positivi al tampone ma ben 3.146 (il 96%!!) sono asintomatici.
Una percentuale di asintomatici simile si ritrova in un altro caso: quello della nave da crociera argentina in cui il 59% dei passeggeri risulta positivo al tampone ma ben l’81% sono asintomatici.
Parliamo dei pre-sintomatici: soggetti che dopo un periodo senza sintomi diventano sintomatici. Quanti sono? Pochi: dallo 0% di Vò Euganeo al 10% di due studi in Grecia e New York.
Cosa ci dicono questi dati?
Primo: l’infezione da SARS-CoV-2 può passare senza sintomi in una percentuale della popolazione che varia da un minimo del 30% fino al 90%. Gli autori della ricerca stimano una media del 40-45%. In questo modo il virus può espandersi rapidamente nella popolazione utilizzando gli asintomatici come veicoli.
Secondo: l’assenza di sintomi può mascherare una forma leggera di malattia a livello polmonare che andrà approfondita con ulteriori ricerche.
Terzo: i soggetti asintomatici sono un veicolo probabile di infezione. I dati dello studio di Vò Euganeo lo provano. Il periodo di contagiosità può arrivare fino a 14 giorni e oltre.
Quarto: è assolutamente indispensabile estendere i test di rilevamento del virus alle persone asintomatiche.
Ma rimangono ancora molte cose da chiarire.
Gli asintomatici, i pre-sintomatici e i sintomatici hanno tutti la stessa capacità di trasmettere il virus? Non lo sappiamo. Ma dobbiamo tenere in considerazione una variabile molto importante: le possibilità che ha il virus di restare per giorni nel nuovo ospite dipendono molto da quanto virus viene trasmesso, in altre parole dipendono dalla “carica virale infettante”. E’ probabile, ma non ancora provato, che soggetti nella fase sintomatica dell’infezione abbiano una carica virale più elevata di quelli asintomatici e pertanto siano i vettori preferenziali dell’infezione.
La dichiarazione della Organizzazione Mondiale della Sanità è stata dettata da questa considerazione e va considerata nel contesto delle nostre conoscenze ancora parziali.
In ogni caso non dobbiamo illuderci. Il pericolo di venire contagiati da un asintomatico è reale. D’altra parte, se siamo stati in contatto con un paziente, dobbiamo considerarci come potenziali veicoli di infezione.
Come possiamo sapere se apparteniamo alla grande schiera di persone che sono entrate in contatto con il virus e non hanno avuto sintomi? Qui ci possono aiutare i test sierologici. Ma attenzione perché anche qui purtroppo le nostre conoscenze sono solo parziali. Da molti studi risulta che persone esposte e verosimilmente contagiate non sviluppano anticorpi, probabilmente perché sono state contagiate da una carica virale bassa. Non solo, non sappiamo ancora quanto durano gli anticorpi nel sangue. Non possiamo escludere che un incontro ravvicinato con il virus avvenuto tre mesi fa non risulti dai test sierologici perché gli anticorpi nel frattempo sono scomparsi.
Quando si scrive di COVID-19 ci si trova sempre di fronte alle grandi incognite che il virus ci propina quotidianamente. Da questi dati possiamo però trarre due conclusioni: la prima è che almeno la metà delle persone che si infettano possono rimanere asintomatiche e portare in giro il virus per periodi anche lunghi. Finché il virus rimarrà fra di noi dovremo pertanto attenerci alle precauzioni a cui ci siamo, volenti o nolenti, abituati. La seconda conclusione è che molti di noi (nel caso eclatante delle carceri americane il 90%) hanno dei meccanismi di difesa efficaci. Qui entra in gioco la ricerca con la sua capacità di capirli e sfruttarli al meglio.
Per chi vuole approfondire qui sotto trova l’articolo pubblicato settimana scorsa dai ricercatori americani:

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